Goostman è un chatbot. Il test di Turing non è stato superato

Written By Unknown on Rabu, 11 Juni 2014 | 23.15

Eugene Goostman è un software diventato estremamente popolare nel giro di pochi giorni per aver superato il test di Turing. La notizia è stata riportata sul web da decine di testate, fra cui la nostra, per poi venire confutata in maniera abbastanza perentoria. Il dibattito perdura ormai da giorni, anche se la risposta sembra ormai palese: Goostman non ha superato il test di Turing, e vi presentiamo i motivi.

Eugene Goostman non supera il test di Turing

Ad annunciare l'importante risultato era stato Kevin Warwick all'interno di questo comunicato altisonante: "Un passo storico nell'intelligenza artificiale è stato compiuto all'interno di un evento organizzato dalla University of Reading", recita il documento, che al suo interno presenta una serie di inesattezze che hanno portato parecchi giornalisti a cadere nell'errore, generando una cospicua reazione a catena.

Lo stesso Warwick è un personaggio abbastanza singolare nel mondo tecnologico, noto per aver divulgato una serie di "bufale" negli ultimi 15 anni: nel 2000 affermava di essere diventato il primo cyborg al mondo dopo essersi impiantato un chip nel braccio, mentre nel 2010 diffondeva la notizia secondo la quale un essere umano aveva ricevuto un virus informatico. Warwick è stato anche "premiato" nel tempo con un sito dedicato, in cui venivano descritte tutte le sue "prodezze" nel mondo tecnologico.

"Alcuni affermeranno che il test era già stato superato in passato", aveva scritto Warwick nel comunicato. "Ma questa volta sono stati utilizzati più test di comparazione che in passato, i risultati sono stati certificati da enti indipendenti e, soprattutto, le conversazioni non avevano restrizioni". L'affermazione cozza, tuttavia, con quanto avevamo specificato lo scorso lunedì, che riportiamo di seguito.

"L'essersi proposto come un tredicenne, ancora poco esperto su alcune tematiche, ha di certo aiutato Goostman a superare la prova, avvenuta esclusivamente sotto forma di chat testuale", il che potrebbe essere considerata una prima restrizione: avendo tredici anni, il bot aveva il diritto a non poter rispondere ad alcune domande, vista la sua "tenera" età. Goostman veniva, inoltre, presentato come "un supercomputer" quando in realtà era un semplice chatbot, sullo stile di Cleverbot.

In passato, quest'ultimo aveva "superato" il test di Turing convincendo il 59% dei giudici, un risultato sensibilmente superiore al 33% realizzato da Goostman. Warwick ha convinto le varie testate, inoltre, manipolando le regole dello stesso test, che sono parecchio meno esplicite di quanto non si sia voluto far credere. Non è vero, ad esempio, che si può considerare superato convincendo il 30% dei giudici, cifra probabilmente gestita in maniera sagace sulla base delle parole scritte in Computing Machinery and Intelligence dallo stesso Alan Turing 60 anni fa.

"Credo che entro cinquant'anni sarà posssibile sviluppare computer in grado di avere risultati nel gioco dell'imitazione tali per cui l'interrogatore medio non avrà più del 70% delle possibilità di identificare correttamente l'interlocutore dopo cinque minuti di conversazione", è l'estratto che potrebbe far pensare erroneamente che il 30% sia un requisito voluto da Turing per considerare il test superato. Come è semplice intuire, in questo caso si tratta semplicemente di una previsione che in qualche modo Warwick ha confermato.

Del resto una versione (forse più vecchia) di Eugene Goostman è disponibile sul web a questo indirizzo e risulta incredibile, dopo una breve analisi, poter pensare anche solo per un istante che "dall'altra parte" ci sia un essere umano in carne ed ossa. Goostman soffre di tutte le problematiche dei tipici chatbot, con molte risposte "mancate" a cui anche un tredicenne (come veniva presentato) potrebbe rispondere in maniera sicuramente più efficace e personale.

Ci scusiamo, pertanto, per aver creduto ingenuamente al comunicato di Warwick e aver riportato la notizia senza aver approfondito maggiormente la questione, "fidandoci" della stampa estera. Il test di Turing è un "benchmark" ormai leggendario e, come scrivevamo lunedì, possiamo confermare che "siamo ancora lontani dal poter dire che esista un software in grado di pareggiare le capacità di pensiero di un essere umano", e sicuramente Goostman non è che l'ennesima conferma.


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