Recensione BioShock Infinite: cultura al cuore

Written By Unknown on Rabu, 10 April 2013 | 23.15

Il primo Bioshock, ideato dalla geniale mente di Ken Levine, rappresenta uno dei giochi più importanti di questa generazione. Cuore di quell'esperienza memorabile fu una struttura da 'shooter esplorativo' magistralmente costruita. Ma il vero fiore all'occhiello di Bioshock fu Rapture. La città sottomarina, costruita nel 1946 dal magnate Andrew Ryan, divenne presto uno dei setting maggiormente iconici della storia dei videogiochi.

Nella visione di Ryan, Rapture sarebbe dovuto essere il luogo della massima possibilità di espressione per ogni essere umano. I suoi cittadini, liberi da vincoli politici, religiosi o ideologici, avrebbero potuto perseguire solamente la realizzazione dei propri sogni e delle proprie capacità. L'anonimo protagonista di Bioshock vi giungeva dopo la sua caduta e si doveva aggirare tra le rovine di quella che era stata una metropoli straordinaria per ricchezza, tecnologia e genetica. Invece che sperimentare lo stile di vita della città sotto l'Oceano, doveva fare i conti con un'umanità alla deriva, violenta e impazzita. Dopo il mezzo 'passaggio a vuoto' rappresentato da Bioshock 2 – che non manteneva assolutamente la 'promessa' di far vivere al giocatore un'esperienza nei panni di un Big Daddy – Levine (assente nella lavorazione di BS 2), torna al timone di un progetto legato all'immaginario di Bioshock. E lo fa nel modo più fragoroso possibile, creando un mondo nuovo di zecca e fortemente differenziato dalla geniale intuizione rappresentata da Rapture. Per questo Bioshock Infinte, infatti, Levine ha creato Columbia, la splendida città volante.

Siamo nel 1901 (quindi anche temporalmente lontani dai fasti di Rapture, degli anni '50): Columbia viene 'varata' sotto al guida di Zachary Hale Comstock, carismatico leader, che la immagina come perfetta incarnazione dell'Eccezionalismo degli Stati Uniti.

Comstock, che rapidamente passerà da leader politico a vera e propria guida religiosa e profetica, presenterà Columbia all'opinione pubblica durante l'amministrazione McKinley.

Tutti gli Stati Uniti, inizialmente, saranno orgogliosi della città volante: simbolo concreto della superiorità tecnologia americana, Columbia pretende infatti di incarnare alla perfezione anche gli ideali più cari al modo di pensare 'a stelle e strisce' a inizio '900.

Positivismo, espansionismo, democrazia, morale rigorosa: tutti questi valori si affermano con forza per le vie della metropoli tra le nuvole. Via via, però, con il progressivo aumentare del misticismo profetico di Comstock (diventato Padre Comstock o, addirittura, il Profeta), questi valori americani vissero una decisa estremizzazione. Per prima cosa, a Columbia si verificò una netta estremizzazione del pensiero americano. Per cui tutte le contraddizioni insite nell'America di inizio secolo scorso, nella città sulle nuvole, vengono vissute senza freni.

Razzismo, sperequazioni sociali, industrializzazione selvaggia, liberismo, militarismo: tutto viene affermato e praticato con forza a Columbia. Nel nome delle visioni e della morale di Padre Comstock. Anzi, progressivamente il leader di Columbia si sentirà tradito e deluso dalla condotta politica e morale degli Stati Uniti: Washington verrà giudicata miscredente e rinunciataria. Incapace di concretizzare la volontà divina, imponendo nel mondo i giusti valori.

La goccia che farà traboccare il vaso, sarà la celebre rivolta dei Boxer pechinesi, in cui gli ultranazionalisti di Pechino si opporranno con la violenza alla deriva dell'Impero e alla penetrazione inarrestabile delle potenze occidentali. Sarà proprio Columbia – antesignana della Morte Nera – a volare sulla capitale cinese, soffocando nel sangue la rivolta. A quel punto, l'amministrazione McKinley prenderà posizione – forte e decisa – contro la città sulle nuvole.

E la reazione di Comstock sarà durissima: Secessione! Come un novello Jefferson Davis, il Profeta guiderà la sua Nazione fuori dall'Unione, facendo scomparire la città tra le nuvole. E continuando ad amministrarla con pugno di ferro e misticismo estremo.

Booker DeWitt, ex soldato della cavalleria americana (prese parte al massacro di pellerossa Wounded Knee) ed ex agente dell'Agenzia Pinkerton, si troverà costretto ad atterrare sulla città secessionista (nel 1912, nel giorno del primo anniversario dell'indipendenza di Columbia dagli Usa). Con il compito di liberare una misteriosa fanciulla, prigioniera nella gigantesca statua di Columbia.

Il giocatore, quindi, verrà catapultato in una città vitale. Una meraviglia tecnologica, caratterizzata da una struttura sociale fitta di contraddizioni, ma aperta al futuro e basata sulla realizzazione personale.

Per quanto attraversare Rapture sia stato indimenticabile, potenzialmente, la visita a Columbia potrebbe essere persino più interessante. Columbia è la vera terra delle opportunità, perché rappresenta un mondo funzionante, con le proprie regole e le proprie dinamiche. Non è un ammasso di rovine percorse da mostruosi Ricombinanti. E' una vera e propria terra delle opportunità, che si presenterà al giocatore al culmine del proprio splendore.


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